La via dei laghi

12.600 ettari di fascia alto appenninica: un luogo intatto

di Silvia Ugolotti

Si chiama Parco dei Cento Laghi, una terra di mezzo sulla linea di confine tra Reggio Emilia e Massa Carrara. È fatta di foreste, pascoli e specchi d’acqua di origine glaciale. Nato nel 1995 come Parco di Crinale dell’Alta Val Parma e Cedra, ha ampliato negli anni i confini del proprio territorio e unito all’impegno di tutelare l’habitat del crinale appenninico il compito di valorizzare il paesaggio rurale e i suoi prodotti. Oggi questa affascinante aerea protetta, ruvida e selvaggia, è il paradiso dei trekker e dei naturalisti. Si estende tra la pianura padana e il crinale Tosco-Emiliano: caratterizzata da fasce altimetriche che vanno dai 400 ai 1650 metri di altezza offre itinerari vari e affascinanti e visioni inaspettate: quando il vento pulisce l’aria, si scorgono il mare, le coste del Golfo di La Spezia e dell’isola Palmaria.
Da Monticelli Terme si contano sessanta minuti di guida tra paesaggi verdi e incontaminati per camminare lungo una fitta rete di sentieri che coinvolge tutta la dorsale tra torbiere d’alta quota, selle erbose e faggete per raggiungere i monti più alti, come il Tavola e l’Orsaro e il Lago Santo.

Il lago in quota

Con i suoi 81.550 metri quadrati di superficie, il Lago Santo è il più vasto specchio glaciale della provincia di Parma e dell’Emilia-Romagna e il maggiore lago naturale di tutto A 1.507 metri d’altitudine nel comune di Corniglio, si trova nella parte occidentale del Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano ed è sormontato poco più a sud dal Monte Marmagna e dal crinale appenninico che divide la provincia di Parma da quella di Massa Carrara. Sulle sue rive c’è il Rifugio Mariotti con posti letto e un’ottima cucina. Ci si arriva a piedi o con una seggiovia che parte più in basso dal Rifugio Lagdei, altra tappa storica con un ristorante dove è di casa la genuinità e il rispetto delle tradizioni di montagna.

Il sentiero delle frazioni

In una conca della Val Cedra a 820 metri, tra il monte Sillara, l’Alpe di Succiso e il monte Caio c’è Monchio delle Corti, tappa strategica per muoversi tra piccole frazioni come Valditacca, con edifici sei e settecenteschi addossati alla chiesa e il ristorante Da Rita, regno di Raffaella Olivieri che prepara ogni giorno menù nuovi, in base alle materie prime a disposizione e alla creatività del momento, facendo rivivere nelle diverse ricetta il piacere per le cose genuine. Per vistare alcune delle Corti di Monchio camminando, c’è il Sentiero delle Frazioni (parchidelducato.it). L’itinerario è lungo circa quattro chilometri e può essere percorso da Pianadetto verso Rimagna, passando per Valditacca e Trefiumi, oppure nel senso opposto. Lungo il percorso alcuni pannelli illustrano l’ambiente naturale, la storia e l’architettura rurale. Passando attraverso gli stretti viottoli delle frazioni, si scoprono alcuni degli aspetti più significativi dell’architettura e dell’urbanistica di questi piccoli borghi montani, degli ecosistemi naturali che li circondano e delle tradizioni popolari che li permeano.

La casa del poeta

Sette chilometri e dodici minuti di guida ecco Casarola, un’altra frazione di Monchio delle Corti: “Arrivavamo alla nostra casa verso sera e davanti agli occhi mi si apriva la visione di un paese favoloso, staccato non solo dalla pianura ma dal mondo”. Case in sasso, antichi architravi, stemmi, maestà e castagneti per passeggiare e ispirarsi, Attilio Bertoclucci trascorse in questo piccolo paese molti anni della sua vita. Con la moglie Ninetta e i figli Bernardo e Giusuppe, ospitava artisti e intellettuali come Pasolini, Benigni e Bassani. Intorno alla casa che abitò si sviluppano anelli da percorrere a piedi -dal sentiero della cultura a quello della natura – mentre un itinerario in tappe che parte dalla casa di Attilio e arriva al cimitero segue le tracce di quella vita semplice che il poeta ha raccontato nei suoi versi, alcuni scolpiti su diciannove lastre di pietra.

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