Nei dintorni

Destinazioni indimenticabili. Luoghi in cui abbandonarsi, rigenerare corpo e spirito: un soggiorno alle Terme di Monticelli significa anche scoprire un territorio ricco di tradizioni, storia e cultura, anche gastronomica. Ecco qualche consiglio per scoprire una terra dal sapore autentico. 

Arte e cultura

Fondazione-Magnani-Rocca-La-Sala-del-tiziano

Museo: Fondazione Magnani-Rocca

A Mamiano di Traversetolo, ovvero pochi minuti d’auto da Terme di Monticelli, la Magnani Rocca, custodisce i capolavori raccolti nel corso della vita da Luigi Magnani, grande intellettuale appassionato collezionista e uomo d’arte. La sua casa, oggi museo, è circondata da un parco con alberi secolari, pavoni e un elegante bistrot. Una sala dopo l’altra si scoprono i capolavori di Francisco Goya con “La famiglia dell’infante don Luis” di Albrecht Dürer, Rubens, Van Dyck , Tiepolo. e Giorgio Morandi più di tutti, l’amico pittore le cui opere sono esposte al piano superiore insieme a tele di Monet, Cézanne e Renoir. La collezione, varia ed eclettica, rispecchia l’approccio di Luigi Magnani nei confronti delle opere d’arte: privo di barriere, con interessi per ogni periodo storico e per gli artisti che hanno saputo ricreare la purezza formale. Durante l’anno mostre temporanee arricchiscono il percorso. Il calendario è sul sito internet. (magnanirocca.it)

 

Castello di Montechiarugolo

Nelle immediate vicinane, Montechiarugolo è un borgo con il castello costruito sui resti di un maniero duecentesco e distrutto nel 1313. Il suo aspetto, ora, è lo stesso che volle nel Quattrocento Guido Torelli, cavaliere e condottiero dei Visconti.

Una salita conduce al castello. È aperto al pubblico con visite guidate a pagamento da marzo a novembre, e nei restanti mesi su prenotazione. Il tour comprende la visita dell’appartamento di rappresentanza (Salone delle feste, Camera di Mezzo, delle Sirene, dei Gatti), del loggiato quattrocentesco sull’Enza, della camera picta del Baglione e del camminamento di ronda sugli spalti (castellodimontechiarugolo.it)

 

Castello di Bianello

Costruito su un balcone naturale lo sguardo spazia fino alle Alpi, il castello fu la residenza di Matilde di Canossa. All’interno degli appartamenti sono ben conservati gli affreschi del XVII secolo dei pittori bolognesi Gian Giacomo Monti e Baldassarre Bianchi. Ai suoi piedi, L’Oasi di Bianello, si estende sui quattro colli castellesi (Zane, Lucio, Vetro, Bianello) per circa 190 ettari. È un ambiente del basso Appennino emiliano, con quote attorno ai 300 metri, fatto di boschi, piccole praterie, macchie e oltre 130 specie di uccelli: paradiso dei birdwatcher.

 

Castello di Canossa

Sebbene rimangono solo i ruderi, vale la pena fermarsi. Il contesto è affascinante, tanto quanto la storia che racconta. Il 27 gennaio del 1077, l’imperatore Enrico IV, rimase per tre giorni inginocchiato davanti al portone per ricevere la revoca della scomunica dal Papa Gregorio VII.

 

Votigno

Un piccolo borgo che fu rifugio delle truppe di Matilde, poi borgo di contadini e artigiani è stato ristrutturato con cura negli anni ’60 grazie a volontari artigiani. Oggi è una piccola opera d’arte con case in pietra e al centro un’originale piazza con scacchiera. Ospita La Casa del Tibet, un centro culturale buddista e il Museo del Tibet inaugurato dal Dalai Lama nel 1999. Custodisce oggetti rari di cultura tibetana insieme a fotografie di Fosco Maraini (casadeltibet.it)

 

Castello di Torrechiara

È a pochi minuti di auto dal centro di Langhirano, terra del prosciutto. Esempio di architettura quattrocentesca, è simbolo di quella civiltà della bellezza che in Emilia ha diffuso manieri, rocche e fortezze. Imponente e scenografico è stato fotografato, instagrammato e filmato da Bernando Bertolucci. Fu progettato da Pier Maria Rossi, uomo d’armi e di cultura. Massiccio e ben protetto aveva lo scopo di scongiurare ogni assedio nemico, ma anche di accogliere l’amata Bianca Pellegrini, la cui storia viene celebrata da Benedetto Bembo nei dipinti all’interno della Camera d’Oro. Le pareti sono rivestite da formelle in terracotta che raffigurano stemmi, emblemi e le iniziali intrecciate degli amanti.

Dal cortile d’onore, caratterizzato da logge, porticati e capitelli, si accede alla cappella di S. Nicomede e, successivamente, alle sale affrescate a “grottesche” da Cesare Baglione. Sul portale d’ingresso si parla di una rocca «altiera et felice», perfetta sintesi tra funzioni difensive e residenziali.

Food & wine

tagliere di salumi dell'emilia romagna

Parmigiano Reggiano: dove acquistarlo

Non lontano dalle Terme di Monticelli c’è la Latteria Sociale Moderna dove si produce un Parmigiano Reggiano insignito del titolo “formaggio più buono d’Italia” nel concorso Grolla d’Oro: gusto, stagionatura e consistenza sono perfettamente bilanciati. È nel paese di Bibbiano che, con sei caseifici storici di valore e di più antica produzione, è sul podio dei comuni produttori di Parmigiano Reggiano Dop. Non a caso, un’enorme punta di formaggio in marmo, firmata dallo scultore Michelangelo Galliani, s’innalza nella rotonda d’ingresso al paese per dare il benvenuto a chi arriva.

(latteriasocialemoderna.it)

 

Prosciutto crudo: dove fare shopping

Sulla Strada del Prosciutto e dei vini dei colli di Parma, una terra di fascino e di ricchezze naturali, Langhirano ha saputo sviluppare l’arte della norcineria grazie all’intraprendenza dei suoi artigiani e al clima favorevole alla stagionatura, l’aria buona che arriva dalla Versilia.

Per far scorta c’è l’azienda Fratelli Galloni che dal 1938 si fa garante di materia prima di qualità. Tra le chicche, il prosciutto in barrique, affinato in botti di rovere dove un tempo invecchiavano i vini.

galloniprosciutto.it

 

Vino dei colli: dove far scorta

Sono tante le cantine che si aprono a visite, degustazioni e serate speciali, ad esempio Lamoretti, dove dal 1930 si rispetta l’ambiente e la vinificazione è orientata alla ricerca della piacevolezza e della tipicità. Si produce Malvasia di Candia Aromatica, Sauvignon Blanc, Moscato, Barbera, Cabernet, Merlot e Lambrusco, si gusta cucina tipica nell’agriturismo e d’estate si ascolta musica jazz. Fiancheggia le sue vigne il “Sentiero dell’arte” (sentieroditorrechiara.it) che dal castello porta a Langhirano lungo il canale di San Michele e attraversando boschi, prati, argini e vigneti. Passeggiando, s’incontrano installazioni d’arte contemporanea che dialogano con l’ambiente in perfetta sintonia.

lamoretti.eu

In città. Parma da non perdere.

parma piazzale san Giovanni

Piazza Duomo

È la piazza medioevale della città, con il Duomo e il Battistero. Arte romanica in purezza, la Cattedrale custodisce capolavori, dai bassorilievi dell’Antelami alla volta della cupola affrescata dal Correggio. Uscendo, il Battistero di marmo rosa di Verona scolpito da Antelami agli inizi del Duecento è un’altra icona.

 

San Giovanni Evangelista

Complesso monastico benedettino dalla facciata barocca ha pianta è a croce latina con tre navate sulle quali si aprono cappelle, e ancora, una cupola affrescata dal Correggio. Visitando i chiostri e l’antica biblioteca di codici miniati sembra di entrare in una scena de “Il nome della Rosa”. La spezieria che preparava intrugli curativi è ancora lì, con fiaschette, alambicchi e mortai.

 

Parco Ducale
Il Parco Ducale conserva ancora i caratteri formali del giardino settecentesco. Gli alberi secolari creano un’elaborata architettura verde attorno ai gruppi scultorei del Boudard e, in fondo ai viali, un lago ospita la Fontana del Trianon, mentre nascosti dal bosco rimangano i resti del tempietto d’Arcadia del 1769. Davanti a Palazzo Ducale c’è un grande spiazzo circolare detto l’étoile, da cui partono a raggiera viali alberati.

 

Teatro Regio
Velluti rossi e fregi dorati in una struttura neoclassica voluta da Maria Luigia d’Austria, il Regio è il Teatro d’Opera tra i più importanti in Italia, con milleduecento posti a sedere e più di settantamila biglietti venduti all’anno. È la casa di un pubblico di melomani esigenti.

 

Il Complesso della Pilotta

Fortezza incompiuta con un cortile interno dove i soldati spagnoli giocavano alla pelota. Contiene tre musei: la biblioteca Palatina e il Teatro Farnese, un guscio di abete rosso a due piani di logge. Dal teatro si accede alla Galleria Nazionale. Vale il biglietto la “Testa di Fanciulla” (“La Scapigliata”) di Leonardo da Vinci, una giovane dai lineamenti dolci e una cascata di ricci scomposti. Uscendo si attraversano i giardini di piazzale della Pace, pensati alla fine del Novecento da Mario Botta.

 

Camera di San Paolo

La prima vera opera eccellente del Correggio è la Camera di San Paolo, gioiello nascosto e spesso dimenticato. È all’interno del convento benedettino femminile di San Paolo, tra i più ricchi e alla moda della città. In particolare, quando la badessa Giovanna Piacenza, giovane donna, colta e volitiva, è alla sua guida: dal 1507, per diciassette anni, organizza spazi e finanze, riceve ospiti come in una corte rinascimentale e progetta un appartamento dove invitare artisti e intellettuali da tutta Europa.

La stanza, con il soffitto a cupola, è una decorazione illusionistica a tralci vegetali in cui si aprono finti ovati con soggetti di caccia e mitologici: dalle lunette affrescate a monocromo dove sono dipinti i simulacri degli dei antichi, s’innalza un’elaborata volta costruita in sedici spicchi convessi che fingono un pergolato di foglie, quasi un ombrello di stecche dorate. Si legano all’apice in un labirinto di nastri intrecciati che lasciano ricadere dei festoni di frutta chiusi al centro dallo stemma araldico della badessa. Più in basso, in ogni spicchio del pergolato, si vedono sedici aperture ovali sul cielo azzurro.

 

Museo Bodoniano

Il nuovo Museo Bodoniano è il più antico museo della stampa in Italia, inaugurato nel 1963 in occasione del 150° anniversario della morte di Giambattista Bodoni, il tipografo piemontese che rese Parma capitale mondiale della stampa a partire dalla seconda metà del ‘700. Il nuovo contenitore è all’interno dell’ex magazzino dei periodici della Biblioteca Palatina. Ha una doppia anima: il racconto della fucina bodoniana da un lato e, dall’altro, quello della cultura di Parma nella sua golden age.

 

Antica Farmacia San Filippo Neri

Fondata nei primi anni Cinquecento (riaperta dopo 50 anni) è una wunderkammer: vecchie teche, alambicchi, ampolle e ricettari esoterici che raccontano di pstrani intrugli con corno di cervo, sperma di rana, millepiedi occhi di granchio e sangue di drago. Voluta dalla Congregazione della Carità nel 1652, è stata uno dei primi esempi di welfare cittadino: forniva medicinali gratuiti a chi aveva bisogno di cure e assistenza sanitaria, prima dell’arrivo del sistema medico nazionale.

 

Oltretorrente

Il quartiere di là dalla Parma: con le botteghe, le piccole chiese e le vecchie osterie dove i “parmigiani del sasso” (quelli doc), davano fiato alle romanze verdiane, con le voci impastate di Lambrusco e le pance piene di trippa. Oggi quartiere bohemien e multietnico, la musica è più esotica. L’aria profuma di tajine e cous cous. Ci sono indirizzi bio, ritrovi alternativi, botteghe dove trovare spezie, chiese gioiello come la Steccata.

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