Coordinate locali, gusto globale

Dal Ventasso alla pietra di Bismantova

di Silvia Ugolotti

C’è una grande bellezza nascosta tra le alture dell’Appennino reggiano che scende fino a valle. È fatta di storia, scenari incontaminati e senso di appartenenza. Unita alle tipicità delle eccellenze gastronomiche ne fa una terra da scoprire.
L’Appennino Reggiano è una porzione di quello tosco emiliano che si snoda tra Reggio Emilia e la Lunigiana, fino a toccare la provincia di Parma. Strade mosse e strette che si arrampicano per poi ridiscendere, lambite dal fiume in piena della storia: dalle gesta matildiche alla grande guerra, fino alle avventure moderne. Quelle di chi decide di mettere radici e scommettere sulle risorse di questi luoghi antichi e solitari. Sono soprattutto giovani che aprono aziende agricole, disegnano progetti per riappropriarsi di tradizioni, sapori e profumi di cui ci si era dimenticati. È la montagna che non s’immagina, tralasciata dai turisti, amata da viaggiatori.

In cima al monte

Il Monte Ventasso si alza per 1727 metri con una forma piramidale: una croce in vetta, il lago Calamone ai suoi piedi, divide le valli dei fiumi Enza e Secchia. Da Monticelli Terme si guida per circa un’ora passando per Vetto e Ramiseto. Il Ventasso è percorso molti da sentieri che partono dal lago Calamone, dove c’è un Rifugio con bar e ristorante. Il più popolare è un anello che parte dalle sponde, attraversa una faggeta, passa accanto all’Oratorio di Santa Maria Maddalena e continua a filo di roccia. Una volta in cima, la vista ripaga dalla fatica.
Alle pendici del monte ci sono borghi sperduti dove i giovani, come Rachele Grassi, archeologa carrarese, affondano le mani nella terra per costruire il futuro. Coltivatrice di zafferano Rachele ha scelto i monti: “Dopo undici anni sono convinta che abitare in Appennino sia la decisione giusta: la qualità di vita è ineguagliabile”. Insieme ad altri piccoli eroi del quotidiano ha iniziato a coltivare e ha fondando l’Associazione Zafferano del Ventasso. Essiccato su braci di faggio lo stesso giorno della raccolta è un prodotto eccellente, purissimo, delicato e caratteristico nel sapore e nell’aroma (Vicolo dei Cavalieri,2 Ventasso). Non lontano, Locanda Piera è una casa in sasso con camini, dettagli rustici e un tocco di modernità. Nelle sale si servono piatti della tradizione montanara, con un fiore all’occhiello, la carne (Via Ponte Secchia 83 Marmoreto di Busana , Tel. 0522891249).
Chi fa da apripista come Rachele e chi ripercorre la storia come Il Vascello del Monsignore (ilvascellodelmonsignore.com). Da quasi 100 anni rispetta la tradizione per produrre aceto balsamico, seguendo a mano ogni passaggio. L’antica acetaia è nel comune di Busana e, attenta all’ambiente e al riciclo, fa parte dei produttori della rete di Terra Madre di Slow Food. Squisito e famoso in tutto il mondo, il balsamico Dop è tra i prodotti che incoronano l’Emilia Romagna una regione da record. Con 43 Dop e Igp ha il primato delle certificazioni agroalimentari in Italia e in Europa.

La Pietra di Dante

Citata da Dante nel Purgatorio, fu guida dei pellegrini dei sentieri matildici, di uomini d’armi, degli innumerevoli pastori che hanno abitato queste montagne. Paragonata ad Ayers Rock, la montagna sacra australiana, o alle formazioni rocciose dell’Arizona, la Pietra di Bismantova è un enorme monolite di arenaria. Un profilo a forma di nave lunga un chilometro, larga 240 metri e alta 300. È una rupe spettacolare, ruvida e spigolosa circondata dalle colline reggiane. Tanti sentieri, segnalati dal Cai (il più semplice è il 697), portano alla vetta. Si possono fare anche escursioni guidate (guidelapietra.it) e arrampicate: è la più importante palestra di tutta l’Emilia Romagna. La via più antica, aperta nel 1922 è quella degli Svizzeri, ma ce ne sono molte altre. Scendendo vale la pena fermarsi al Ginepro un bel ristorante con tavoli anche all’aperto che guarda la Pietra. Si ordinano ottimi salumi, un buon tris di tortelli, cinghiale con la polenta e molto altro (ilginepro.coop)

E ancora…

Per gli appassionati di bicicletta, una buona notizia. Con 785 chilometri, 37 percorsi, 15 tracciati di alta montagna, l’Appennino Reggiano è il paradiso della pedalata. Le piste ciclabili sono organizzate per difficoltà e categorie di percorrenza e scaricabili dal sito Appennino Reggiano Bike dove si trovano anche informazioni pratiche e suggerimenti per organizzarsi al meglio: dalle strutture ricettive bike friendly alle guide disponili fino alla localizzazione delle colonnine elettriche per l’ebike (appenninoreggianobike.it).

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